Tradurre William Shakespeare

LE TRADUZIONI ITALIANE DI SHAKESPEARE NEL SETTECENTO
Tradurre William Shakespeare ovvero le sue opere di Shakespeare iniziano ad essere tradotte nel Settecento:
- Amleto (1705) rappresentata al teatro San Casciano di Venezia;
- Giulio Cesare (1756);
- Amleto (1769) tradotto da Alessandro Verri, ma inedito;
- Otello (1777) tradotto da Alessandro Verri, ma inedito;
- Otello, Macbeth e Coriolano (1798-1800).
Le traduzioni italiane di Shakespeare vengono inscenate e, grazie all’interpretazione di sommi attori italiani, la sua letteratura ha larga diffusione. L’interesse per le sue opere cresce contribuendo all’elevazione culturale dei diversi strati sociali del tempo. Contestualmente, gli attori italiani con il loro impegno profuso, favoriscono la conoscenza diretta e l’apprezzamento del drammaturgo, figura invece molto stimata negli altri paesi europei.
LE TRADUZIONI ITALIANE DI SHAKESPEARE NELL’OTTOCENTO
Le opere di Shakespeare continuano ad essere tradotte nell’Ottocento:
- Edizione in quattordici volumi delle tragedie di Shakespeare (1819-1822);
- Altre dodici opere shakespeariane vengono tradotte (1829-1831);
- Prima edizione delle opere complete (1839);
- Edizione in dodici volumi (1875-1882).
LE TRADUZIONI ITALIANE DI SHAKESPEARE NEL NOVECENTO
- 1885-1968;
- Giuseppe Ungaretti traduttore (1888-1970);
- Eugenio Montale traduttore (1896-1981);
- 1919-1969;
- 1927-2005;
- 1928-2004;
- 1935-2017.
L’ARDUO COMPITO DEL TRADUTTORE
Arduo e complesso, in particolare se riferito alla traduzione letteraria e teatrale. Nel ruolo di Medium si interpone empaticamente tra l’autore – le sue parole, frasi e/o espressioni – e l’attore che le inscena e pronuncia per il pubblico che deve invece comprenderle e recepire. Da questo rapporto speciale nasce il teatro che noi tutti conosciamo.
LE TRADUZIONI ITALIANE DI SHAKESPEARE
Rappresentano un problema spinoso che viene affrontato più volte, per esempio a Torino nel 1992. La messa in scena di Misura per Misura, opera teatrale di William Shakespeare, con traduzione di Cesare Garboli e regia di Luca Ronconi, diventa l’occasione più favorevole per l’incontro tra traduttori di Shakespeare e editori. In altre occasioni e sedi, proprio Luca Ronconi aveva sottolineato la diseguaglianza e l’inaffidabilità delle traduzioni italiane di Shakespeare. Era perciò giunto il momento di discuterne apertamente insieme. Infatti, troppo spesso, tra le versioni tradotte c’era un abisso linguistico.
LA DIVERSA IDEA DEL TRADURRE
Sottende le versioni tradotte. Alcuni traduttori scelgono di rimanere fedeli al testo originale dimostrando grande rigore e chiarezza. Per contro, altri traducono quasi reinventando il contenuto. Si pensi all’espressione “Ha! O’ my life, if I were young again…” che diventa in un caso “Ah per la potta di Puccio! S’io fussi giovine ancora…”. Oppure quando l’espressione “the air, a charter’d libertine, is still” viene tradotta “l’aria, che pure ha licenza di andar dove vuole, s’arresta”.
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